30 settembre 2009

Jovetic a suon di gusla!




Lo squalificato Gilardino non poteva suonare il suo violino. Così, per solidarietà musicale, ci ha pensato il giovane talento montenegrino Jovetic ad aprire le danze nella sfida contro il Liverpool. L’Orchestra del Maggio Musicale fiorentino sarebbe stata fuori stagione, così a dirigere la banda è stato lo JoJo di Podgorica. Vero e proprio animatore della festa viola, con due colpi da punta di razza ha sigillato il successo viola e si è guadagnato la sua vera e propria consacrazione in maglia viola. A soli diciannove anni, quest’anno si è già dimostrato in grado di sopportare il peso della responsabilità che mister Prandelli gli ha affidato. A questo punto non si può e non si deve tirare più indietro: è lui il faro della Fiorentina. Certo, i consigli di Mutu saranno preziosi, ma Jojo può già proseguire il suo cammino da solo, sulle orme del suo grande idolo Roberto Baggio.
Ieri sera è stata una Fiorentina come da tempo non si vedeva. Attenta e rabbiosa su tutti i palloni, non ha praticamente concesso niente agli avversari ed è scesa in campo con gli occhi della tigre. Gli uomini di centrocampo hanno girato a mille, giocando tutti sui loro massimi livelli. Non sempre questo è possibile, ma quando succede i risultati si vedono. Una prova corale di alto livello di tutti i ragazzi di Prandelli, decisi a giocarsela fino alla fine contro i più titolati rivali inglesi.
Nel primo tempo il Liverpool faticava ad impostare, non riusciva a concludere un’azione degna di nota. La pressione dei viola sul portatore di palla avversario era altissima, non concedevano neanche un metro e spesso raddoppiavano la marcatura.
Inevitabile il doppio vantaggio dei padroni di casa, bravi a sfruttare un errore dell’applicazione del fuorigioco da parte della difesa inglese in occasione della prima rete. Il raddoppio è stato una zampata di Jovetic da distanza ravvicinata sul quale lo statunitense Reina niente ha potuto.
Nella ripresa il Liverpool ha cercato di aumentare il ritmo portando qualche pericolo alla porta difesa da Frey, ma la Fiorentina ha retto bene l’urto non esponendosi a rischi eccessivi. Sempre lucidi in fase di chiusura, i viola non hanno mai dato l’impressione di essere in affanno sugli attacchi degli inglesi.
Una vittoria storica che arriva in un momento delicato nei rapporti fra la dirigenza Della Valle ed una parte della tifoseria. Che con i risultati si riesca a trovare un compromesso e procedere uniti verso i traguardi prefissati? I tifosi non chiedono di meglio.

Gilardino suona il violino


Sono da poco passate le 17.30 di uno stranamente afoso pomeriggio di fine settembre quando, a causa di una brusca frenata dell'autobus, sono costretto a riaprire completamente gli occhi e raddrizzarmi sul seggiolino di plastica dura, momentaneamente scambiato per una “chess long” dalla mia assonnata fantasia. Superate le imprecazioni varie e gli accidenti al “coglione” di turno che aveva inopportunamente tagliato la strada al 35, mi rendo conto che siamo ormai all'altezza di Via Baracca. Mi rendo conto solo allora di aver dormito tutta Via Pistoiese, ma questo non è rilevante ai fini di quello che sto scrivendo. Con un occhio ancora chiuso e l'altro semiaperto, guardo fuori dal vetro e noto un uomo con l'uniforme delle Guardie Giurate. Essendo proprio ad un metro da me, non posso fare a meno di notarlo: uniforme scura con il logo sul petto, stivali modello anfibi allacciati quasi fino al ginocchio e cintura ben allacciata in vita che sorregge la foderina dove si nasconde la pistola d’ordinanza. Nel momento in cui sale in autobus, mi accorgo che dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni penzola qualcosa. Con mia sorpresa vedo si tratta di una sciarpa viola sulla quale riesco ad intravedere stampato un un giglio rosso, simbolo della città di Firenze.
Ancora non sono completamente sveglio, anche perché l'autobus ha ripreso la sua normale corsa e mi riesce difficile non assecondare il dolce dondolio del traffico cittadino. Faccio un ulteriore sforzo ed apro anche l'altro occhio. Adesso sono pronto, ho ricollegato il cervello e mi sono ricordato che stasera si gioca Fiorentina – Liverpool, valevole per la fase a gironi della Champions League ( per i nostalgici come me, la vecchia Coppa Campioni ). Percorrendo via Baracca verso Porta al Prato, incontro continue conferme che l’incontro si svolgerà in serata all'Artemio Franchi. Alla fermata dopo Piazza Puccini, in piedi parlando con un'amica, vedo una ragazza. Giovane, forse molto giovane, ma non saprei dire con esattezza l'età. L'autobus è affollato, riesco a vedere la ragazza solo per brevi attimi nell'attesa che i passeggeri scendano. Mi colpiscono le All Star viola, i jeans leggermente strappati sulle ginocchia, al polso un braccialetto viola abbastanza vistoso ed al collo una sciarpa anch’essa di colore viola. L'autobus sta per ripartire, le porte sono già chiuse quando finalmente riesco a vedere la figura intera della giovane tifosa. È un attimo, tanto quanto basta per vedere che indossa una maglietta di colore viola, di quelle dei gruppi del tifo organizzato. Sulla maglietta c’è scritto " Gilardino suona il violino". Messaggio dal chiaro intento propiziatorio che invita il bomber viola a fare la cosa che meglio gli riesce: segnare.
Nelle vicinanze di Porta la Prato il traffico scorre lento, un lungo serpentone di veicoli procede a passo d’uomo in attesa di attraversare il semaforo che immette sui viali di circonvallazione della città. Sto cercando di leggere la locandina di un’edicola ma ho la visuale coperta, da lontano non capisco bene cosa mi impedisca di decifrare il contenuto della notizia. L’autobus si avvicina all’edicola e scorgo con piacere che il “coso” che mi impediva la lettura è semplicemente una bandiera della Fiorentina appesa poco sopra la locandina. Neanche il gestore dell’edicola ha voluto mancare al rito pre-partita nel quale viene sfoggiato ogni sorta di amuleto viola si possieda perché sia di buon auspicio per la partita.
Arrivo finalmente a Santa Maria Novella, storica stazione ferroviaria fiorentina, dove lo spettacolo che mi si presenta non lascia ormai più dubbi. La Fiorentina si ama a prescindere, che vinca o che perda. Gruppi di ragazzi qua e là per la stazione si dirigono fiduciosi verso i treni che li condurranno alla vicina stazione di Campo Marte, situata praticamente di fronte all’Artemio Franchi. Alcuni sventolano le sciarpe come ad annunciare il loro arrivo, altri approfittano del tragitto per mangiare un panino, dato che più tardi lo stomaco si chiuderà per le tante emozioni e non avranno occhi altro che per la partita. Mi rendo conto che il vero spettacolo a Firenze non è quello per cui si paga il biglietto, ma sono i tifosi della Viola, così come la chiamano loro da sempre. Nei giorni delle partite casalinghe si preparano fin da molte ore prima dell’incontro, indossando qualsiasi cosa viola trovino in casa e sfilando per la città come patrioti in marcia uniti in attesa del grande evento, pronti a tutti per difendere la loro fede.
Il risultato della gara con gli inglesi? Che importanza ha, al vero spettacolo abbiamo già assistito per la città e sugli spalti del Franchi.

29 settembre 2009

Moviola: cambiare protagonisti!


Proviamo a lasciare da parte le solite polemiche generate da uno strumento come la moviola, gestito fin ad oggi in maniera scellerata. Attualmente la moviola viene usata soltanto per passare al setaccio le azioni più chiacchierate di certe partite. Che peccato! Replay accurati, immagini così nitide da riuscire a contare i peli del naso di un calciatore. Che delusione! Vedete gentili telespettatori, se guardate attentamente nel piccolo riquadretto in rosso, intuirete che per circa un decimo di secondo si immagina la lieve trattenuta ai danni del centravanti. La trattenuta è lieve, la maglia però fa una leggera grinza, quindi il rigore è sacrosanto! Che somaro di un arbitro, come ha fatto a non vedere una simile trattenuta! Che spreco! Un vero e proprio spreco impiegare la moviola solo per questi scopi.
Cosa non mi stancherei mai di vedere e rivedere, pure al rallenty ? Per cominciare come accarezza la palla Di Natale dell'Udinese, come calcia le punizioni Totti e come chiude lo specchio Gigi Buffon. Questi sono i gesti che meriterebbero essere visti e rivisti alla moviola. I colpi di testa di Gilardino e Crespo, provare a misurare con la moviola quanto staccano da terra e restano sospesi in aria, calcolando la potenza che riescono ad imprimere alla sfera. Non finirsi la vista per vedere se c'è un piccolo spiraglio di luce fra i tronchi corporei del difensore e l'attaccante che, nel dubbio, finisce sistematicamente condannato in fuorigioco. Moviola non per scannarsi dopo aver visto e rivisto un episodio mille volte e non essere comunque tutti d'accordo su quale fosse la decisione giusta da pendere.
Usata così genera solo discordia e discussioni, forse utili per l'audience ma che di sicuro abbassano e di molto il livello di decenza delle nostre trasmissioni. Siamo un popolo di sanguinari, lo confesso, amiamo lo scontro, sia fisico che verbale, fra due o più persone. Un limite però ci vuole! Del resto dovremmo essere attratti solo dalle cose che accadono di raro, essere colpiti da ciò che non vediamo spesso e ricercare quindi eventi unici. Seguendo questa logica, la moviola così come usata da noi, non dovrebbe suscitare più interesse perché vengono ripetute sempre le stesse cose e giudicati i soliti errori commessi dagli arbitri. Errori che ormai si ripetono da quando esiste il campionato.
Forse, non tutti hanno presente quanto sia difficile arbitrare una partita di calcio, cosa significhi correre 90 e più minuti cercando di rimanere lucido in ogni frangente decisionale, senza peraltro possibilità di essere sostituiti se le gambe ti cedono.
Ben venga dunque l'utilizzo della moviola in campo per risolvere le questioni più incerte, impossibili da decifrare a causa della velocità dell'azione o per determinare se la palla abbia superato la linea di porta. Fino a quel momento, però, fin quando la Fifa non autorizzi l'impiego della moviola in campo, per favore utilizziamola soprattutto per vedere più attentamente le splendide gesta tecniche dei nostri beniamini.

Genoa, You are Red and Blue!


Metti una serata un pò così, dopo una giornata un pò così che cade quasi a metà della settimana, ma per fortuna proprio prima del tanto atteso venerdì. Non male come premessa, se poi aggiungiamo il fatto che la lega italiana gioco calcio ha stabilito che si giocasse proprio di giovedì sera il posticipo del turno infrasettimanale di campionato... Beh allora siamo a parlare di tutto un altro giovedì!
L'esperimento è da ripetere sicuramente. L’altra sera poi il fascino del teatro della sfida era veramente unico: il mitico Marassi di Genova, che per l’occasione ha fatto da cornice all'incontro fra il glorioso grifone e la vecchia signora del calcio italiano. Scontro che in questo avvio di campionato era in grado di soddisfare anche le aspettative dei palati più fini! E così è stato. La squadra di casa non poteva certo deludere il suo pubblico accorso in massa per la sfida al vertice con i bianconeri di Mister Ferrara. Mi sono emozionato nel vedere tutto quel tripudio di colori rossoblu ( e non perché mi ricordassero il Montevarchi!) sulle gradinate del Ferraris, tra l'altro uno fra i pochi salotti “da” calcio che abbiamo in Italia. Uno stadio sul modello di quelli inglesi che non mi stancherei mai di ammirare. Immagino come cambierebbe vedere le partite dal vivo se tutti gli stadi fossero così: i nostri beniamini a due metri neanche da noi, sentire le indicazioni degli allenatori e il tonfo sordo di quando i giocatori calciano da lontano. Per non parlare poi dell'emozione di sentirsi parte di uno show ogni volta che la palla, come una scheggia impazzita schizza in gradinata. Basta non fare come nelle partite di baseball americane dove se la pallina finisce fra il pubblico chi l'acchiappa ne diventa il legittimo proprietario! Altrimenti con i piedini dei nostri difensori italiani esauriremmo tutti i palloni prima della fine dell’incontro!Inoltre la spinta che la squadre ricevono dall'incitamento dei tifosi, così vicini al campo, rende l'incontro più avvincente.
Vedere il Genoa giocare in serie A ed esprimersi ad alti livelli, come quelli dell’anno scorso e dell’inizio di questa stagione, dovrebbe essere un vero piacere per tutti gli amanti del calcio. Il fascino della conquista della decima stella è proprio lì dietro l'angolo e francamente, con il presidente Preziosi alla guida, non è proibito sognare. Ha investito tanto da quando ha rilevato la società rossoblu ed i frutti sono sotto gli occhi di tutti. La scelta di far allenare il Genoa a Mister Gamberini è stata azzeccata.
Giovedì scorso è stata una gara atletica, fisica sullo stile inglese, dove i giocatori ci hanno regalato un gran bello spettacolo. Forse mi sbaglierò, ma pare che Marassi invogli le squadre al gioco aereo e così assistiamo quasi sempre a dei gran goal di testa. Primo fra tutti quello di Hernan mille vite Crespo, una certezza in grado di garantire quantità e qualità. Immagino la sua gioia, dopo un periodo di scarso utilizzo nell'Inter, per aver segnato alla Juve. Meglio così per noi amanti del calcio perché è sempre un piacere vederlo segnare reti di rara potenza e bellezza.
Eppure la Juve ieri ha ben controllato e messo in difficoltà i rossoblu di casa, ma il Genoa ha saputo resistere e sfruttare le poche occasioni concesse dalla difesa bianconera.
È finita 2-2 con un goal allo scadere, rete di testa di un altro cannoniere argentino( di nazionalità francese ma "albiceleste" di estrazione calcistica )come Crespo. Anche per Trezeguet si tratta di una rinascita dopo aver saltato tutta la stagione scorsa per infortunio. Durante l'estate era stato più volte messo sul mercato ed accostato a club più o meno famosi, ma alla fine è prevalso il buon senso in casa bianconera e Trezegol è restato a Torino. Sono sempre molto affezionato ai giocatori, seppur stranieri, che ormai militano da tanto tempo nel nostro campionato. Li considero una parte importante della storia del nostro torneo e come tali li vorrei veder giocare sempre da noi.
L’aspetto positivo da sottolineare in questo posticipo del primo turno infrasettimanale della stagione è che anche di giovedì, per esempio, si può assistere a delle belle partite. La Lega ha fatto bene a spalmare, a partire da questa stagione, ulteriormente le partite in calendario, garantendo così a tutte le squadre una maggiore visibilità. Noi spettatori non possiamo che ringraziare e segnare sul calendario i prossimi appuntamenti!

Domenica al Brilli Peri


Mi ricordo ancora il sapore che aveva la domenica pomeriggio allo stadio Brilli Peri. Quel tiepido sole d’inverno, che a malapena scaldava il vetro della macchina, riusciva a convincermi che con un cappellino ed una sciarpa rossoblu non avrei sentito freddo, tanta era la voglia di andare a vedere la partita. Ad onor del vero, oltre alla passione per il Montevarchi, allora non curavo tanto il freddo come oggi! Era mio zio che mi portava allo stadio, non credo lo facesse per un amore sconfinato nei miei confronti, piuttosto perché doveva portare mio cugino, che magari in mia compagnia gli avrebbe “rotto” un po’ di meno. Infatti, una volta entrati allo stadio, non avevamo bisogno di nessuno, ci bastava vedere i giocatori riscaldarsi, i portieri provare le loro uscite sui cross laterali e le riserve scherzare fra di loro con il “torello”. Quando la terna arbitrale spuntava dal sottopassaggio soffermandosi un attimo ad aspettare che le fila dei giocatori dietro di loro si fosse ricompattata prima dell’entrata teatrale in campo, era l'inizio di un pomeriggio di emozioni. Era quel pizzico di adrenalina che attanagliava la bocca dello stomaco e che oggi non sento quasi più. Si manifestava soprattutto poco prima dell’inizio dell’incontro, quando appunto i giocatori trotterellavano in fila indiana dietro l’arbitro verso il centro del campo, per poi schierarsi di fronte alla tribuna e con un gesto della mano salutare il pubblico. Avrei pagato non so quanto per essere uno di loro in quei momenti, o forse no, non avrei resistito a tanta pressione e mi sarei nascosto dentro la borsetta del massaggiatore, ben rimpiattato fra il ghiaccio spray e la borraccia dell’acqua dei miracoli.
Una cosa per cui non potevo rinunciare alle partite al Brilli Peri, erano le patatine fatte a forme di rotella in vendita nel bar sotto la tribuna centrale! Erano delle patatine fritte, anzi direi fritte e rifritte, vendute in un sacchetto stretto e lungo che divoravo durante il secondo tempo della partita. Pensare che in questi giorni nessuno ha ancora presentato domanda per rilevare il bar dello stadio mi da una tristezza. Non tanto per le patatine a forma di rotella che non troverò più, ma per tutti gli sportivi che prima o durante la partita non potranno più fermarsi per un caffè. Speriamo in tempi migliori.
Ricordo, non perdevo neanche un minuto di tutti quei particolari che precedevano l’inizio di un incontro. Mi piaceva perfino vedere la palla rimbalzare quando nel riscaldamento provavano i passaggi sullo stretto ed a tutto campo. Mi affascinava e mi affascina tutt’oggi l’atmosfera che si respira in uno stadio: la palla che rimbalza e rotola sull’erba verde, le piccole zolle di terra che a volte si alzano dal suolo dopo un affondo pesante, lo spettacolo cromatico di due squadre quando entrano in campo.
Ha un sapore particolare rivedere una maglia di una squadra di calcio di diverse stagioni passate, riconoscere in base allo sponsor a che anno più o meno risale e di conseguenza provare a ricordare chi faceva parte di quella squadra. Rivedere nella propria mente vecchie azioni, vecchie reti segnate e titoli conquistati. Emozionarsi una seconda volta al solo vedere certe immagini. Questo è per me vivere il calcio. Sensazioni, colori e profumi.
Cominciata la partita avrei voluto avere due occhi in più per non perdere neanche un cm quadrato di tutto ciò che accadeva in campo. Un occhio fisso sul pallone e l’altro a scrutare come una telecamere indiscreta i movimenti dei protagonisti lontani dall’azione o le reazioni di quelli seduti in panchina. Cercare di anticipare i movimenti senza palla che avrebbero fatto i giocatori mi aiutava a capire lo sviluppo dell'azione. Quanto fiato però ci vuole. Capisco perché non ho avuto successo come calciatore ( oltre ad non avere proprio due piedini di fata!! ).
Non mi perdevo neanche una parola delle grida degli spettatori seduti nel mio settore. Trattenevo a stento le risate quando persone di una certa età apostrofavano l’arbitro nei modi più incredibili!!! D’altra parte questo fa parte del gioco e rientra nel fenomeno di costume che è il calcio da noi in Italia. Ebbene il Brilli Peri non era certo immune da questo fenomeno, per fortuna aggiungo io!!!
Comunque fra gli spettatori non tutti rientravano nella categoria cosiddetta “beceri”, c’era anche qualche convinto intenditore che ad ogni azione non perdeva l’occasione per ribadire come il suo modulo di gioco sarebbe stato stato migliore di quello del mitico “Lupo” Balleri. Così si accendevano accaniti dibattiti su come il povero laterale, che sfortunatamente passava sotto la tribuna, doveva convergere o meno al centro oppure restare largo e magari con un tiro da metà campo sotto l’incrocio portare in vantaggio la gloriosa Aquila. Terminata la partita avrei potuto iscrivermi al corso allenatori di Coverciano.
L’apoteosi della mia domenica era il momento del goal del Montevarchi: una gioia collettiva che contagiava tutti, giovani, meno giovani, anziani,donne e bambini! Una volta accadde un miracolo quando un mio carissimo amico, in carrozzina in seguito ad un incidente, allo stacco vincente di testa di Scattini si alzò in piedi come spinto da un’onda travolgente collettiva che gli diede la forza di imitare il gesto del difensore rossoblu. Il goal era per me il momento di liberazione della settimana, un momento atteso tanto che alla fine arrivava come una liberazione, uno sfogo incontenibile che mi rendeva e rende ancora oggi orgoglioso della mia squadra. Non importava se il goal era il pareggio o il vantaggio, quello che mi colpiva era la follia collettiva sugli spalti che contagiava veramente tutti. Stimati professionisti in giacca e cravatta che si lasciavano andare ai gesti più inconsulti, signore di una certa età che urlavano la propria gioia scaraventando per aria tutto quello che li capitava a tiro, figli compresi!
Questo era il Brilli Peri quando andavo a vedere la partita la domenica pomeriggio con mio zio.
P.S. Se qualcuno dovesse sapere dove vendano ancora le patatite fritte a forma di rotella, per favore mi scriva! Grazie!

28 settembre 2009

Vangelo secondo Mou


Vangelo secondo Mou
Da zeru tituli alla gloria eterna

Lui non è un pirla, non lo è mai stato e forse non c'era neanche bisogno che lo sottolineasse nella sua prima conferenza stampa da allenatore dell'Inter. È passato più di un anno da quella sua presentazione, ma tutti se la ricordano molto bene, giornalisti e non. E come fare a scordarsi un tipo così! È entrato nelle famiglie italiane attraverso la porta principale dei maggiori tg nazionali e da quel momento fatica ad uscirne fuori. Non appare certo tutti giorni, ma non temete, nel fine settimana calcistico si farà vivo. Lo conosce perfino mia nonna, che prima di lui forse era in grado di riconoscere a malapena l'urlo mondiale di Tardelli di tutto ciò che è calcio. Non può che rendermi felice queste continua crescita di popolarità del nostro calcio anche fra le persone abitualmente non interessate al pallone. Gran bel colpo Mister!

A me poi sono sempre piaciute le persone che dicono quello che pensano e non hanno paura dei giudizi. Tanto di cappello.

Tornando alla sua prima conferenza stampa con la "maglia" dell'Inter, pensandoci bene, forse non c'era neanche bisogno di una conferenza di presentazione per uno come lui. Un Signor Mister che ha vinto tanto, praticamente quasi tutto, che bisogno aveva di mettere subito in chiaro che non era e non è un pirla. Dopo aver vinto la coppa campioni con il Porto, era chiaro che il suo destino fosse già scritto. Dopo una tale impresa, gli si sono giustamente spalancate le porte del calcio mondiale e lui ne ha approfittato.

Il personaggio Mourinho ha cominciato a prendere forma nelle vicinanze di sua maestà la regina d'Inghilterra, ed é cresciuto di pari passo con la sua creatura. Il Chelsea. È riuscito a riportare lo scudetto a Londra, sponda Chelsea, dopo una maledizione che durava dal lontano 1955. Hai capito il mago! E giocando pure bene, con una striscia di risultati utili consecutivi nelle gare casalinghe che resiste tutt'oggi, per la gioia di tutti i tifosi nerazzurri. È di fatto entrato di diritto nella storia del club inglese. L'esperienza inglese, condita anche dalle sue numerose uscite con la stampa, gli è valsa il "nome di battaglia" di The Special One. E come dare torto ai giornalisti d'oltre manica.. Un tipo così è davvero speciale!

Ormai ha già preso confidenza con l’ambiente italiano, si muove con un sorriso malcelato sotto i baffi fra un microfono e l’altro guardando con aria di sfida ogni sorta di cronista. Tutti ormai hanno capito che non si tratta di un pirla. Del resto alla guida dell’Inter ha già conquistato uno scudetto ed ha ben figurato in Champions, eliminato solo da uno strepitoso Manchester. Una stagione, la scorsa, più che positiva considerando l’impatto con un campionato che non conosceva e le difficoltà legate all’ambiente Italia. Difficoltà non di poco conto pensando a come viene vissuto il calcio da noi.

Spesso, però, la tentazione è forte e non riesce a tenere a freno la lingua e così gli scappa qualche frase sibillina nei confronti di altri colleghi allenatori o semplici giocatori. Frasi dai richiami abbastanza definiti, spesso inerenti ad episodi di gioco frutto di sviste arbitrali a favore di altre squadre. Uno “Special One” che si lascia coinvolgere nella spiccia polemica da bar sotto casa non sta bene! I risultati parlano per lui e lo hanno sempre fatto fin dall’inizio della sua carriera. Mi vien da pensare che forse, con i soli risultati ,non sarebbe però più “special” e famoso di Ferguson ( mia nonna mi ha chiesto di ripetere il nome dello scozzese per bene tre volte ed alla fine, da buona toscana, mi ha mandato a fare…un giro, chiedendomi di lasciarla in pace! ) che pure ha vinto e stravinto tanto o di un giovane e preparato Guardiola che in una sola stagione da coach del Barcellona ha saputo fare un grande slam già passato alla storia.

Grazie a questo suo modo di fare e molto spesso di stra-parlare, tutti finiscono col sapere di lui, incuriositi da questo bel tipetto un po’ irriverente e dallo sguardo furbo che non si tira mai indietro davanti a niente e nessuno. Beh...A me sta molto simpatico ed un po’ lo invidio. Grande oratore, avvincente interlocutore e fortissimo uomo squadra sa farsi ben volere praticamente da quasi tutti i suoi giocatori. Padre quando serve, sergente di ferro se qualcuno sgarra. Punta molto sui giovani ( uno dei pochi in Italia ) e solo per questo meriterebbe l’epiteto di “Super Special ”. Non rinuncia mai, però, ad una sana e spesso gratuita polemica. Nel bene o nel male, in fondo, sempre pubblicità è, no?! Gli piace, ad esempio, ricordarci che durante Lazio – Juventus di qualche giornata fa, lui ha spento il televisore al goal di Mauri ( per la cronaca la Juventus ha espugnato l’Olimpico con il risultato di 2-1 ed il goal a cui si riferiva il Mister era stato annullato per un inesistente fallo in attacco dei biancocelesti ) ma non ce n’è bisogno. Anche perché nessuno va a ricordargli che ad esempio, la giornata successivaera ,alla stessa Juventus hanno annullato un goal regolare per fuorigioco o che qualche domenica fa la sua Inter aveva segnato in fuorigioco. Il calcio non è questo, il calcio deve avere una visione ed una comprensione molto più ampia e globale di una polemica ristretta ai singoli episodi. Certo se poi questi diventano un seccante rituale, ben vengano le esternazioni e le lamentele. Basta però che non siano polemiche fine a se stesse che non portano a niente se non ad inasprire i toni di un gioco tra i più belli e seguiti al mondo.

Dopo la squalifica di Cagliari, nonostante potesse sedere nuovamente in panchina, è rimasto in silenzio stampa. Ha lasciato parlare di sé solo e soltanto i fatti, i risultati del campo che nel suo caso, durante tutta la sua carriera di allenatore non lo hanno mai tradito, portandolo ad essere uno fra gli allenatori più richiesti al mondo.

Anche nel dopo partita di Marassi dello scorso sabato, il tecnico portoghese ha fatto un’analisi perfetta del match disputato dai suoi contro la Sampdoria: un’Inter che francamente non ha sofferto troppo ma che non è riuscita a segnare. Nessun allarmismo se nell’unica disattenzione della retroguardia nerazzurra è nato il vantaggio poi risultato decisivo di Pazzini. Attenzione però…non parlategli di bestie nere perché diventa una iena! Si scatena, tira fuori gli artigli e snocciola tutti i trofei che ha vinto nella sua vita, dai giochi della gioventù a scuola fino alla Coppa dei Campioni con il Porto. Se qualcuno gli porge il fianco, non resiste. Se capita l’occasione di canzonare, seppur bonariamente, un collega o un giocatore non ci pensa due volte e parte con l’affondo. Il problema è che uno Special One come Mourinho non ha bisogno di una lotta corpo a corpo così sfiancante, di rispondere colpo su colpo alle provocazioni dei giornalisiti. Spesso, invece di prendersela con quest’ultimi, si sfoga con i tesserati tirati in ballo proprio dai giornalisti stessi, quali ormai sanno quali tasti toccare per stuzzicarlo e creare dal nulla una notizia irrilevante dal punto di vista tecnico. Sabato si è ripresentato in sala stampa solo perchè "obbligato" dalla società a farlo...come dire, bastava solo accendere la miccia che prima o poi i fuochi d'artificio sarebbero esplosi. E così è stato, per la gioia dei giornalisti e di quelli che preferiscono questo genere di notizie invece del bel gesto tecnico del portiere doriano Castellazzi che ha letteralmente deviato la traiettoria del missile partito dal piede del brasilano Lucio proprio allo scadere della partita. Gesto tecnico che merita di essere visto e rivisto sia per come è stata calciata la punizione, sia per la risposta del portiere

Comunque, se non lo si fosse capito, è stato un vero colpo per il campionato italiano averlo alla guida di una squadra così blasonata come l’Inter. Sicuramente si tratta una presenza che impreziosisce il nostro torneo e lo rende ancora più appetibile all’estero.

Se poi Mourinho, un giorno, decidesse di ridurre le sue apparizioni in conferenza stampa ( ahimè sarebbe un brutto colpo per mia nonna…) sicuramente le prestazioni della sua squadra non ne risentirebbero e chissà che una maggiore meditazione non porti i nerazzurri dritti dritti verso la conquista di quella coppa che manca orami da tanto troppo tempo nella bacheca del presidente Moratti.