28 settembre 2009

Vangelo secondo Mou


Vangelo secondo Mou
Da zeru tituli alla gloria eterna

Lui non è un pirla, non lo è mai stato e forse non c'era neanche bisogno che lo sottolineasse nella sua prima conferenza stampa da allenatore dell'Inter. È passato più di un anno da quella sua presentazione, ma tutti se la ricordano molto bene, giornalisti e non. E come fare a scordarsi un tipo così! È entrato nelle famiglie italiane attraverso la porta principale dei maggiori tg nazionali e da quel momento fatica ad uscirne fuori. Non appare certo tutti giorni, ma non temete, nel fine settimana calcistico si farà vivo. Lo conosce perfino mia nonna, che prima di lui forse era in grado di riconoscere a malapena l'urlo mondiale di Tardelli di tutto ciò che è calcio. Non può che rendermi felice queste continua crescita di popolarità del nostro calcio anche fra le persone abitualmente non interessate al pallone. Gran bel colpo Mister!

A me poi sono sempre piaciute le persone che dicono quello che pensano e non hanno paura dei giudizi. Tanto di cappello.

Tornando alla sua prima conferenza stampa con la "maglia" dell'Inter, pensandoci bene, forse non c'era neanche bisogno di una conferenza di presentazione per uno come lui. Un Signor Mister che ha vinto tanto, praticamente quasi tutto, che bisogno aveva di mettere subito in chiaro che non era e non è un pirla. Dopo aver vinto la coppa campioni con il Porto, era chiaro che il suo destino fosse già scritto. Dopo una tale impresa, gli si sono giustamente spalancate le porte del calcio mondiale e lui ne ha approfittato.

Il personaggio Mourinho ha cominciato a prendere forma nelle vicinanze di sua maestà la regina d'Inghilterra, ed é cresciuto di pari passo con la sua creatura. Il Chelsea. È riuscito a riportare lo scudetto a Londra, sponda Chelsea, dopo una maledizione che durava dal lontano 1955. Hai capito il mago! E giocando pure bene, con una striscia di risultati utili consecutivi nelle gare casalinghe che resiste tutt'oggi, per la gioia di tutti i tifosi nerazzurri. È di fatto entrato di diritto nella storia del club inglese. L'esperienza inglese, condita anche dalle sue numerose uscite con la stampa, gli è valsa il "nome di battaglia" di The Special One. E come dare torto ai giornalisti d'oltre manica.. Un tipo così è davvero speciale!

Ormai ha già preso confidenza con l’ambiente italiano, si muove con un sorriso malcelato sotto i baffi fra un microfono e l’altro guardando con aria di sfida ogni sorta di cronista. Tutti ormai hanno capito che non si tratta di un pirla. Del resto alla guida dell’Inter ha già conquistato uno scudetto ed ha ben figurato in Champions, eliminato solo da uno strepitoso Manchester. Una stagione, la scorsa, più che positiva considerando l’impatto con un campionato che non conosceva e le difficoltà legate all’ambiente Italia. Difficoltà non di poco conto pensando a come viene vissuto il calcio da noi.

Spesso, però, la tentazione è forte e non riesce a tenere a freno la lingua e così gli scappa qualche frase sibillina nei confronti di altri colleghi allenatori o semplici giocatori. Frasi dai richiami abbastanza definiti, spesso inerenti ad episodi di gioco frutto di sviste arbitrali a favore di altre squadre. Uno “Special One” che si lascia coinvolgere nella spiccia polemica da bar sotto casa non sta bene! I risultati parlano per lui e lo hanno sempre fatto fin dall’inizio della sua carriera. Mi vien da pensare che forse, con i soli risultati ,non sarebbe però più “special” e famoso di Ferguson ( mia nonna mi ha chiesto di ripetere il nome dello scozzese per bene tre volte ed alla fine, da buona toscana, mi ha mandato a fare…un giro, chiedendomi di lasciarla in pace! ) che pure ha vinto e stravinto tanto o di un giovane e preparato Guardiola che in una sola stagione da coach del Barcellona ha saputo fare un grande slam già passato alla storia.

Grazie a questo suo modo di fare e molto spesso di stra-parlare, tutti finiscono col sapere di lui, incuriositi da questo bel tipetto un po’ irriverente e dallo sguardo furbo che non si tira mai indietro davanti a niente e nessuno. Beh...A me sta molto simpatico ed un po’ lo invidio. Grande oratore, avvincente interlocutore e fortissimo uomo squadra sa farsi ben volere praticamente da quasi tutti i suoi giocatori. Padre quando serve, sergente di ferro se qualcuno sgarra. Punta molto sui giovani ( uno dei pochi in Italia ) e solo per questo meriterebbe l’epiteto di “Super Special ”. Non rinuncia mai, però, ad una sana e spesso gratuita polemica. Nel bene o nel male, in fondo, sempre pubblicità è, no?! Gli piace, ad esempio, ricordarci che durante Lazio – Juventus di qualche giornata fa, lui ha spento il televisore al goal di Mauri ( per la cronaca la Juventus ha espugnato l’Olimpico con il risultato di 2-1 ed il goal a cui si riferiva il Mister era stato annullato per un inesistente fallo in attacco dei biancocelesti ) ma non ce n’è bisogno. Anche perché nessuno va a ricordargli che ad esempio, la giornata successivaera ,alla stessa Juventus hanno annullato un goal regolare per fuorigioco o che qualche domenica fa la sua Inter aveva segnato in fuorigioco. Il calcio non è questo, il calcio deve avere una visione ed una comprensione molto più ampia e globale di una polemica ristretta ai singoli episodi. Certo se poi questi diventano un seccante rituale, ben vengano le esternazioni e le lamentele. Basta però che non siano polemiche fine a se stesse che non portano a niente se non ad inasprire i toni di un gioco tra i più belli e seguiti al mondo.

Dopo la squalifica di Cagliari, nonostante potesse sedere nuovamente in panchina, è rimasto in silenzio stampa. Ha lasciato parlare di sé solo e soltanto i fatti, i risultati del campo che nel suo caso, durante tutta la sua carriera di allenatore non lo hanno mai tradito, portandolo ad essere uno fra gli allenatori più richiesti al mondo.

Anche nel dopo partita di Marassi dello scorso sabato, il tecnico portoghese ha fatto un’analisi perfetta del match disputato dai suoi contro la Sampdoria: un’Inter che francamente non ha sofferto troppo ma che non è riuscita a segnare. Nessun allarmismo se nell’unica disattenzione della retroguardia nerazzurra è nato il vantaggio poi risultato decisivo di Pazzini. Attenzione però…non parlategli di bestie nere perché diventa una iena! Si scatena, tira fuori gli artigli e snocciola tutti i trofei che ha vinto nella sua vita, dai giochi della gioventù a scuola fino alla Coppa dei Campioni con il Porto. Se qualcuno gli porge il fianco, non resiste. Se capita l’occasione di canzonare, seppur bonariamente, un collega o un giocatore non ci pensa due volte e parte con l’affondo. Il problema è che uno Special One come Mourinho non ha bisogno di una lotta corpo a corpo così sfiancante, di rispondere colpo su colpo alle provocazioni dei giornalisiti. Spesso, invece di prendersela con quest’ultimi, si sfoga con i tesserati tirati in ballo proprio dai giornalisti stessi, quali ormai sanno quali tasti toccare per stuzzicarlo e creare dal nulla una notizia irrilevante dal punto di vista tecnico. Sabato si è ripresentato in sala stampa solo perchè "obbligato" dalla società a farlo...come dire, bastava solo accendere la miccia che prima o poi i fuochi d'artificio sarebbero esplosi. E così è stato, per la gioia dei giornalisti e di quelli che preferiscono questo genere di notizie invece del bel gesto tecnico del portiere doriano Castellazzi che ha letteralmente deviato la traiettoria del missile partito dal piede del brasilano Lucio proprio allo scadere della partita. Gesto tecnico che merita di essere visto e rivisto sia per come è stata calciata la punizione, sia per la risposta del portiere

Comunque, se non lo si fosse capito, è stato un vero colpo per il campionato italiano averlo alla guida di una squadra così blasonata come l’Inter. Sicuramente si tratta una presenza che impreziosisce il nostro torneo e lo rende ancora più appetibile all’estero.

Se poi Mourinho, un giorno, decidesse di ridurre le sue apparizioni in conferenza stampa ( ahimè sarebbe un brutto colpo per mia nonna…) sicuramente le prestazioni della sua squadra non ne risentirebbero e chissà che una maggiore meditazione non porti i nerazzurri dritti dritti verso la conquista di quella coppa che manca orami da tanto troppo tempo nella bacheca del presidente Moratti.


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