21 febbraio 2011

Dalla Ginestra alle Stelle ( Pt. 12 )


Terminate le ricerche di Caposciutti

“ Adesso possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo: l'esperto fantasista della Ginestra ha fatto ritorno alla propria abitazione, seppur provato e spaventato, dopo una serata passata a vagare nei boschi sopra Montevarchi.”
Queste furono le dichiarazioni rilasciate a caldo dai compagni di squadra di Caposciutti al termine della lunga seduta di allenamento che aprì la stagione 2010/11. Un'avventura terribile quella capitata ad una delle bandiere gialloverdi, protagonista di mille vittorie ed autore di reti spettacolari nelle tante stagioni di militanza con la maglia della Ginestra.
Tutto cominciò proprio il primo giorno di allenamento della stagione appena iniziata: il ritrovo era in origine il polveroso campo del Pestello Verde, già teatro di epiche fatiche nel corso delle precedenti stagioni. Come nella tradizione delle migliori squadre di calcio, amatoriali e non, i primi giorni di ritiro non prevedono neanche lontanamente l'utilizzo del pallone. Quindi, deposta a malincuore ogni velleità di partitella, sotto a più non posso con la parte atletica sotto l'attenta direzione del sergente di ferro Vannini. Ovviamente dopo un'estate di bagordi e gelati trangugiati in riva al mare, ritrovare la condizione a suon di salite non risultò un compito facile per i gialloverdi. Proprio il tecnico Vannini, appena arrivato sulla panchina gialloverde, dimostrò subito di avere le idee chiare ed il trittico di salite fra i boschi con pendenze da Tour proposto alla sua prima seduta atletica resterà marcato nella storia della Ginestra.
Pronti via il gruppo parte con la scalata verso la Selva per poi scollinare a San Marco salvo poi riscendere per ricominciare il giro infernale. Comprensibilmente non tutti riescono a tenere il passo del gruppo ed aver lasciato l’asfalto per le pendenze irregolari del bosco non facilitano il compito: a rotazione qualcuno si stacca, ma come nelle tappe più dure di montagna, a turno qualcuno rallenta per ricondurlo insieme agli altri, onde evitare che diventi preda degli affamati cinghiali del posto.
È proprio in questo gioco di distacchi e rientri che Caposciutti si trovava sempre più spesso solo in fondo al gruppo, fino a quando perse definitivamente contatto. Fin quando la lucidità riusciva a domare la fatica, qualcuno del gruppo si ricordava sempre di attenderlo. Una volta aumentato il ritmo e calata la notte sui boschi alle pendici di Moncioni, Caposciutti si è vide costretto a fare gara a sé: un allenamento non più mirato a fare fiato né tantomeno a saggiare le condizioni delle proprie gambe in vista dell'esordio in campionato. Il solo ed unico scopo divenne quello di uscire da quella selva oscura e ritrovare la via di casa. In quei momenti ogni piccolo rumore veniva amplificato dalla propria mente come terrificante e spaventoso. Quando la paura prende il sopravvento sulla ragione si comincia a girare in tondo senza ricordare il cammino più semplice ed ogni biforcazione della strada assume i contorni di un dubbio amletico. Era davvero dura quando pure il buio si divertiva beffardo a fare da cornice ad una serata che ormai da tempo, per il sempre più solo Caposciutti, aveva abbandonato lo spirito goliardico dell'allegra brigata per trasformarsi in un vero e proprio incubo. Il primo pensiero fu quello di avvisare casa: con sé non aveva però il cellulare e mettersi ad urlare non pareva essere la soluzione migliore. Non restava che sperare in qualcuno del gruppo: una volta rientrati al campo, avrebbero notato la sua assenza e forse sarebbero tornati a prenderlo. Nel frattempo neanche l'operazione di avvicinarsi alla strada era fattibile, perché proprio a causa del buio, reso ancora più scuro dalla fitta boscaglia intorno a Caposciutti, era diventato difficile perfino evitare di abbracciare qualche quercia! . Ad ogni passo sembrava che l’intera foresta avesse ordito una congiura per scricchiolare in modo alquanto sinistro sotto i suoi passi, provocando l'inevitabile conseguenza di fargli gelare tutto il sangue nelle vene.
Quanto rimpianse di non esser rimasto in negozio a fare chiusura, lo sa solo Nostro Signore! Quella sera di sicuro non avrebbe borbottato se fosse salito sul 19.13 in parte da Santa Maria Novella, nonostante fosse sempre pieno zeppo e con i sedili laidi come un porcile, perlomeno sarebbe arrivato a Montevarchi non prima delle 20.00, fuori tempo massimo per l'escursione programmata da mister Vannini ed avrebbe sicuramente cenato in famiglia come la sera prima. Seduto nella seconda carrozza come da tradizione, avrebbe potuto importunare la malcapitata di turno, lessandola dalla cazzate fino a quando, pur di mettere fine a quel supplizio, lei avrebbe abbozzato un sorriso di cortesia, con non curanza collocato le cuffie dell’iPod e voltato la faccia verso il vetro lasciandosi cullare dal dondolio del treno sperando di cadere quanto prima fra le braccia di Morfeo! Sperso nella foresta, gli unici mammiferi con cui avrebbe potuto scambiare due parole di conforto emettevano dei suoni poco rassicuranti e le leggende che si raccontavano circa gli attacchi sempre più frequenti di cinghiali o peggio ancora di lupi mannari non contribuivano certo a tranquillizzare Caposciutti. Se avesse anticipato quella noiosa trasferta di lavoro a Milano, invece che nei boschi sopra Montevarchi si sarebbe trovato a contare i nuovi articoli ordinati per il negozio senza dover raccomandarsi a tutti i Santi del paradiso perché qualcuno lo venisse a prendere per riportarlo a casa.
Fortunatamente, come in tutte le storie, anche questa ha un lieto fine: nel caso di Caposciutti, porta le sembianze del fedele compagno di squadra Bardelli, coraggioso a tal punto da tornare indietro sfidando le tenebre più oscure pur di ricondurre al campo il compagno di squadra. Un gesto eroico che va oltre il semplice fatto di condividere la stessa maglia e che resterà scolpito nella mente del disperso per molto tempo. Per il futuro le soluzioni possono essere due: passare tutta l’estate ad allenarsi per non perdere il passo dei primi alla ripresa degli allenamenti, oppure disertare in toto la prima settimana di gran fondo presentandosi direttamente alla partitella! Passata la paura, Caposciutti dichiarerà pubblicamente che per quella strada non ci tornerà neanche in auto!







2 commenti:

  1. Preparatore dei portieri ad interim22 feb 2011, 10:33:00

    Oooooh! che sorpresa stamani!!!
    Cominciavo a temere di non leggere più un articolo del genere!
    Povero Cap! Se l'è vista bella!
    D'altronde è noto come i giocatori di classe non gradiscano allenarsi...

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  2. Hai proprio ragione Cugio! Avevo paura anch'io di aver abbandonato prematuramente la saga...invece spero tanto di poterla continuare ancora un poco!
    Tornando agli eventi...beh, raccontata da Marchino Caposciutti ha tutto un altro sapore! Spero comunque di aver reso l'idea!

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