28 dicembre 2009

Amore (special) mai nato...



Recentemente Mourinho ha dichiarato di voler rispettare il suo contratto con l’Inter in scadenza nel 2012, ma di non provare amore verso l’Italia. Inoltre, ha affermato di essere contento di allenare l’Inter e sempre disposto ad accettare sfide difficili.

Forse ho capito perché Mourinho non ama l’Italia. A parte il fatto che sia l’unico straniero a non amare il nostro bel paese, non deve essere facile per uno abituato ed essere lo “Special One”, scoprire di colpo che di speciale, nel suo modo di allenare in mezzo a tanti tecnici italiani, c’è ben poco, o perlomeno lo stesso poco che hanno gli altri. Ritengo fortemente il tecnico portoghese uno dei migliori in circolazione, ma da qui a dire che sia il migliore, o quello più speciale di tutti, ce ne corre.

Risveglio peggiore di quello di trovarsi in mezzo alla patria per eccellenza degli allenatori, non poteva esserci per il tecnico nerazzurro! In Inghilterra, dove prima aveva allenato, salvo qualche rara eccezione, i managers non brillano certo per acume tattico; non a caso sono ben tre, ad oggi, gli allenatori italiani che lavorano oltre manica ( complimenti al Mancio, vittorioso con il City nella sua gara d’esordio sulla panchina dei Citizens ). Possiamo ben comprendere, quindi, lo stupore degli inglesi, giornalisti e non, di fronte alle gesta di Mourinho alla guida del Chelsea, capace di portare i Blues alla vittoria del campionato dopo anni di niente. Inoltre, le sue mosse tattiche, accompagnate da quella inconfondibile dote di oratore che possiede, avevano fatto di lui un Dio calcistico in terra, capace di conquistare tutto sul rettangolo di gioco. Qua da noi a livello di vittorie è stato più o meno così: al primo anno ha centrato lo scudetto e vanta una striscia di imbattibilità interna da record. L’anno scorso è stato eliminato da un grande Manchester in Champions, ma quest’anno si è già qualificato per gli ottavi di finale, dove incontrerà proprio il suo Chelsea.

Direi nessun problema di ambientamento con il calcio italiano giocato e non capisco cosa ci sia di insopportabile nei nostri giornalisti, soprattutto per uno che è riuscito a superare, pressoché indenne, i ben più noiosi tabloid inglesi.

Quello che non rende completamente felice dell’Italia Mourinho è che nessuno, qua da noi, gli riconosce il ruolo di santone del calcio, di re degli allenatori, di colui che, appunto, è lo speciale in quanto diverso=superiore agli altri. In Italia ogni partita è una guerra tattica a sé, un gioco di scacchi dove anche i protagonisti, spettacolo incluso, restano spesso e volentieri imbrigliati. Raramente si vedono delle goleade come in Premier ed ogni allenatore, con anni di esperienza alle spalle, è estremamente preparato tecnicamente. Niente, insomma, viene lasciato al caso: tutti sanno quali siano le mosse giuste da fare a partita in corso e diventa sempre più difficile superarsi perfino nel confronto fra i due che siedono in panchina.

Le sfide difficili a cui Mourinho, nella sua lunga intervista concessa al quotidiano portoghese “Publico”, dichiara di non volersi tirare indietro sarebbero quelle che deve affrontare, partita dopo partita, con i nerazzurri… Provi a chiederlo a Malesani, quale sia il suo concetto di sfide difficili e se preferirebbe allenare, con tutto rispetto, Curci, Jarolim, Codrea, Ekdal, Maccarone oppure Julio Cesar, Zanetti, Cambiasso, Milito, Eto’! Quelle degli allenatori delle cosiddette “provinciali” hanno più il sapore delle sfide impossibili e spesso una salvezza vale più di un campionato Si sa, nel calcio come nella vita, tutto è relativo! Continuo a credere che avere Mourinho nel nostro campionato sia un valore aggiunto ed un bene per l’Inter: una forte personalità come quella del tecnico portoghese può essere in grado di trasmettere la convinzione giusta per portare i nerazzurri alla conquista della tanta desiderata Champions.

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