3 gennaio 2010

La strada giusta



Vedendo la Juventus di scena in Arabia Saudita e l’Inter ospite degli sceicchi negli Emirati Arabi, mi accorgo di come la geografia economica del calcio sia cambiata. Sono allo stesso tempo felice di come, finalmente, anche i club di casa nostra si siano mossi in tempo per sfruttare il proficuo lato economico di queste trasferte. Ulteriore testimonianza redditizia di questo cambiamento, è stata l’aver scelto di disputare il mondiale per club, vinto dal Barcellona di Messi in una finale tiratissima contro l’Estudiantes della brujita Veron, proprio ad Abu Dhabi. Non si tratta solo di un’opera di evangelizzazione calcistica compiuta dai grandi club europei, peraltro sempre richiestissimi in paesi dove il calcio è molto popolare, ma il livello delle squadre locali ancora basso. La realtà è che tutta questa operazione di marketing porta nelle casse dei team ospitati svariati milioni di euro. Cosa non di poco conto per che, come le nostre squadre italiane, ancora si trova indietro, in fatto di introiti, rispetto alla Spagna ed all’Inghilterra.

Il ritiro estivo ormai è diventato moda condurlo, perlomeno dopo la parte d’altura, negli Stati Uniti o in Cina. Anche in questo caso, il vantaggio è doppio: grande ritorno a livello di immagine e buon incassi per la partecipazione, soprattutto in oriente, a tornei con squadre del luogo. Pare, invece, un’abitudine destinata ad affermarsi quella di effettuare il classico richiamo della preparazione estiva, solitamente da svolgere nella breve pausa invernale di campionato, nel miracoloso clima mite dei paesi medio - orientali. Un po’ come succede con gli stellari quintetti della NBA, maestri in fatto in strategie di marketing applicate allo sport, che sempre più spesso scelgono l'Europa per sgranchirsi le gambe, approfittando di qualche profumata esibizione con le nostre squadre, in quella che è la loro pre-season.

Spero solo che le squadre italiane continuino a sfruttare il più possibile queste opportunità, non rinunciando agli inviti di emergenti federazioni calcistiche, nonostante queste si trovino in luoghi non propriamente comodi da raggiungere. Il gap da colmare con le altre squadre europee, a livello di entrate economiche, è ancora molto elevato: le tournee in giro per il mondo sono un buon inizio, ma è solo una piccola parte rispetto a quanto si potrebbe ricavare con stadi di proprietà dotati, al loro interno, di museo e punti merchandising.

Ormai non ci dobbiamo più scandalizzare di questo aspetto di marketing estremo assunto dal calcio moderno: l’equazione più soldi uguale più vittorie si sta rivelando la formula vincente per conquistare la Champions ( altra miniera d’oro per chi arriva quantomeno in finale ). Inoltre, le ultime direttive imposte dalla Fifa di Platini non lasciano molto spazio alle banche ed ai loro debitori: ogni squadra dovrà avere i bilanci in regola, pena l’esclusione dalle coppe europee. Quindi, anche se spesso si viaggia lontano ed i sacrifici fisici per i giocatori sono notevoli, quella di esibirsi in giro per il mondo, ritengo sia la strada giusta da percorrere per avere qualche chance in più di portare a casa quella benedetta coppa dalle grandi orecchie!

Nella foto il faraonico paesaggio degli Emirati Arabi

Nessun commento:

Posta un commento