16 marzo 2010

Testa altrove


Non sarà stato solo colpa del primo vero caldo di stagione, se quanto visto sui campi di serie A nell'ultimo turno ha registrato qualcosa di anomalo. Quando, dopo dieci minuti, spedisci la mente in ferie pensando di aver già vinto, puoi aver segnato anche tre reti, ma rischi sempre di perdere. Questione di testa, ma anche di scarso acume tattico il pareggio interno della Juve in casa con il Siena, sotto appunto tre a zero e capace di rimontare giocando bene e sfiorando il colpaccio. Il giovedì di Uefa non si è fatto sentire a livello fisico, subito si sono affrettati a dichiarare i vari protagonisti a fine gara, ma sicuramente nella mente dei bianconeri sarà scattato un periodo di ferie, illusi aver sbrigato la pratica Siena così in fretta ed in maniera del tutto inaspettata dopo il dispendioso match dell'Olimpico contro il Fulham. Niente di più scellerato e la riprova l'ha fornita il campo. Oltre all'aspetto mentale, si tratta ancora di una Juve sperimentale, non in grado, forse perché non abituata, a gestire il risultato e troppo fragile, oltre che disattenta, nel reparto difensivo. Mancavano sia Buffon che Manninger e la prova fornita da Grygera è stata a dir poco grottesca, ma si doveva fare di più per portare a casa i tre punti, vista la caduta del Palermo ad Udine.
Come di più, aveva l'obbligo morale di fare la Roma in casa di un Livorno mai domo, capace prima di spaventare i giallorossi per poi rimontarli una volta in svantaggio. Anche nel caso della squadra di Ranieri, un atteggiamento troppo molle una volta in vantaggio, come se la gara fosse già finita. ha compromesso l'esito finale. Un'occasione persa per guadagnare tre punti all'Inter, suicidatasi venerdì sera a Catania.
Ne approfitta invece il Milan del povero Beckham, rottura del tendine d'achille e stagione ( mondiali inclusi ) finita. I rossoneri, pur non avendo disputato una delle loro migliori partite, merito anche di un brillante Chievo, riescono a passare nel recupero grazie ad un siluro di Seedorf, non nuovo a prodezze del genere in zona Cesarini. Un segno del destino nella corsa scudetto la vittoria del Milan allo scadere e la dimostrazione di come la squadra abbia metabolizzato in fretta il poker servito dal Manchester e sia riuscita a concentrarsi solo nei tre punti, fondamentali dopo lo scivolone nerazzurro. Merito anche delle individualità che possiede Leonardo, l'unico organico in grado di competere con quello dell'Inter è proprio quello del Milan, capaci di risolvere la partita anche quando tutto sembra perso.
Piccolo passo indietro quando al Massimino di Catania la truppa di Mourinho, una volta passata in vantaggio con Milito, si è smaterializzata in massa direzione Stamford Bridge, porgendo il fianco agli indiavolati idoli di casa. Questione di tenuta psicologica più che fisica e tecnica, ma la gara di ritorno contro il Chelsea è un appuntamento con la storia impossibile da dimenticare. Un chiodo fisso che l'Inter ha in testa dai tempi in cui era presidente il padre di Massimo Moratti, epoca in cui i nerazzurri riuscirono a salire sul tetto d'Europa. Ecco spiegato perché quelli del Catania hanno potuto fare i fenomeni e rifilare tre reti a Julio Cesar. Niente di grave se paragonata alla gioia che può scatenare il passaggio del turno di Champions contro i favoriti numeri uno, i Blues di Ancelotti. Sarà dura senza Balotelli, lasciato polemicamente a casa da Mourinho per una scelta tecnica che sa tanto di punizione; dovranno pensarci Milito e Zanetti, oltre che Lucio e Julio Cesar.
Cara Inter, come ricompensa per il tonfo di Catania, ci aspettiamo perlomeno il passaggio del turno e la promessa di mantenere alto l'onore dell'Italia in Europa.

Foto tratta da adnkronos.com

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