17 novembre 2009

Dalla Ginestra alle stelle ( Pt. 4 )



Fare l'amore prima delle partite fà male o fà bene? È una cosa da proibire o bisogna incoraggiare i calciatori ad esercitarsi? Si tratta di una complessa discussione che trova divisi i massimi esperti in materia. Sono stati scomodati illustri psicologi e preparatori atletici, ma il risultato ottenuto è stato, fino ad oggi, l’assoluta assenza di certezze. I più ironici invitano a provare e rendere pubblici i risultati: così sarebbe possibile un confronto costruttivo che fornirebbe delle statistiche per una base di studio.

In quel circolo filosofico letterario che è lo spogliatoio di calcio di una qualsiasi squadra dell’Arci, non ci si deve sorprendere se a volte i concetti vengono elaborati in maniera un po’ contorta e le conclusioni a cui si arriva spaventino per la loro crudità.

È solitamente in questi momenti, dopo una calda doccia, che si accendono le discussioni più sentite. A volte basta un niente, quella sera fu sufficiente un missile! Un missile un po’ particolare, a dire il vero, perché si trattava di un missile fluorescente. Un oggetto mai visto prima, neanche nei film di fantascienza più surreali. A prima vista nessuno aveva ben realizzato cosa fosse quel coso fluorescente stampato sui boxer del bomber. Dopo un momento di lieve riflessione, senza chiedere l’ombra di una spiegazione, ecco i

più impavidi e burloni spegnere la luce dello spogliatoio ed avvicinarsi minacciosi alla zona incriminata. Fu un susseguirsi di interventi pericolosi, quasi tutti da fallo di rigore. Dopo un uragano di urla sguaiate ed una dozzina di pizzicate all'interruttore della luce, tuonò puntuale la prima fila di moccoli della serata da parte del sempre meno paziente Remo.

Una volta ripristinato l'ordine in spogliatoio, il bomber cominciò a raccontare che quei boxer avevano un valore inestimabile per lui oltre ad un'importanza strategica nella sua vita nella vita di coppia. I compagni di squadra continuavano a non capire ed erano sul punto di spegnere di nuovo la luce quando, ormai sotto assedio, l'imputato cominciò a parlare. I boxer con il missile stampato sopra non erano altro che un gesto d’intesa fra lui e la moglie. Quando li indossava, significava che quella sera era pronto per il decollo! Il perché del fluorescente? Per creare quell’effetto sorpresa, nel buio della stanza, del difensore che si inserisce da dietro. E qua mi fermo.

Fra le risate generali e battutine varie, il bomber riuscì ad alleggerire la pressione e finì di vestirsi in santa pace.

Una chiacchiera tira l'altra e così l'argomento, già incanalato nel binario giusto, cadde irrimediabilmente sul gentil sesso. In particolare sulla tempistica dedicata all’attività di coppia e quando fosse meglio conciliare le coccole con gli altri impegni della settimana. Primo fra questi la partita della domenica. Per cominciare, fu chiaro a tutti che il bomber quella sera avrebbe passato il suo tempo libero con la moglie: e non certo a guardare la tv. Gli altri, invece cosa avrebbero fatto? Partì la tavola rotonda. Il capitano, ovviamente, era diretto a casa, fosse mai una volta che sgarrava! Il centravanti, invece, aveva programmi alquanto bellicosi. Il libero, noto per la sua fama di solleticaspose, a sorpresa se ne sarebbe andato, tranquillo tranquillo, a letto. Data l’incredulità generale, fu costretto a spiegare che sarebbe uscito sabato sera. Attimo di incertezza generale…Ma come? Usciva con la ragazza la sera prima della partita? Che irresponsabile! Avrebbe compromesso l’esito della partita e la prova di tutti i suoi compagni per una mera scorribanda di letto la sera prima dello scontro al vertice! Accortosi del gelo che si era creato, fu proprio lui a prendere la parola e rassicurare la squadra. La sua serata avrebbe, anzi, contribuito alla vittoria della squadra e nessuno avrebbe sospettato mai cosa potesse aver fatto prima di scendere in campo. Sosteneva, con tanto di prove per i più scettici, che nella sua carriera aveva regalato sempre grandi prestazioni tutte quelle volte che era uscito con una ragazza 12 ore prima dell’incontro. Qualcuno reclamò le prove…ma quali, scusa!? Le pagelle delle partite nell’Arci o i voti delle ragazze con cui si vedeva?

La strada da percorrere era un’altra. Urgeva fare un nuovo test. Il libero si dimostrò più che disponibile, ovviamente. Sabato sera sarebbe uscito con la fidanzata e domenica mattina, fresco come una rosa appena sbocciata, si sarebbe presentato in campo per difendere i colori della propria squadra e dimostrare al mondo intero i suoi extra poteri.

Il prescelto per il test terminò di vestirsi e se ne andò verso casa. Non fece in tempo a salire in auto, che già i suoi compagni avevano rizzato un bel giro di scommesse, incentrate su come ed in quali condizioni si sarebbe presentato domenica mattina. Le prime puntate clandestine furono, però, bruscamente interrotte dall’apertura, con feroce fila di moccoli targata Remo, della porta. Era il solito modo garbato di invitare gli ultimi rompiscatole a togliere il disturbo: del resto non fu difficile intuire che stava gentilmente chiedendo di uscire, nonostante dalla sua bocca fosse uscito solo un interminabile treno di moccoli.

I giorni passarano veloci, le telefonate ed i messaggini fra i compagni di squadra si sprecavano. L’argomento principale era valutare attentamente la prova del libero. In seconda battuta, si chiedevano informazioni sul livello raggiunto dalle quote delle scommesse. Varie erano le opzioni di gioco: fra queste, una lo dava uscente alla fine del primo tempo per esaurimento, ed è proprio il caso di dirlo, di banane! Si poteva giocare anche l’infortunio ( ometto per decenza le illazioni che circolavano in gruppo sui vari strappi inguinali di cui avrebbe potuto soffrire ) nei primi venti minuti di gioco. Le quote più alte, quelle che avrebbero pagato meglio, comprendevano gesti tecnici mai visti su un campo dell’Arci. Veniva pagata 20 volte la posta in caso di rete su rovesciata e 15 volte per una rete segnata con un tacco volante. Insomma, nessuno credeva possibile che la prestazione del libero potesse andare oltre la sufficienza strimizzita, ammesso sempre che fosse riuscito a restare in campo per tutti i novanti minuti.

Domenica mattina ore 9 ritrovo al solito bar. Tutti gli occhi erano comprensibilmente puntati su di lui. Apparentemente non mostrava segni particolari di stanchezza, agevolato forse dall’indossare un bel paio di occhiali scuri che gli coprivano la faccia. Il fatto che non fosse neanche sceso di macchina, scegliendo di recarsi subito al campo, aveva generato le ipotesi più disparate.

Il rituale di riscaldamento non cambiò di una virgola: fu blando come al solito, seguito solo da qualche allungo prima del fischio d’inizio. Sembrava molto tranquillo, quasi più sereno e rilassato del solito.

La partita si trascinò, perlomeno nel primo tempo, su ritmi bassi. Nonostante il ritmo non proprio tambureggiante, il nostro osservato speciale ebbe comunque il sul bel da fare in fase di chiusura. Si dimostrò puntuale ed elegante anche nei momenti più concitati e spesso brillante in fase di impostazione.

Fin qua niente di strano: l'effetto sesso pareva proprio non aver prodotto nessun cambiamento, né in positivo né tantomeno in negativo. Spesso i compagni si fermavano a guardarlo con particolare attenzione: cercavano di cogliere eventuali sbavature o segni di cedimento, ma lui niente, aveva il volto di una sfinge. Quando poi, in occasione di un calcio d'angolo a favore, lo videro portarsi in avanti, pensarono si volesse suicidare e lasciare sul campo anche gli ultimi granelli di energia rimasti. Spingersi fino all'area avversaria, col rischio di dover poi rientrare con uno scatto in caso di ripartenza fulminea, pareva sinceramente troppo per la forma fisica di uno che aveva passato la notte a giocare al dottore! Invece, non solo prese posizione a centro area, ma riuscì anche ad anticipare tutti, difensori e propri compagni, esibendosi in un pregevole gesto tecnico. Sul campo del Pestello Verde raramente si era assistito ad una mezza girata volante all'altezza del primo palo con la sfera che si infila in rete sotto l'incrocio dal lato opposto della porta. Roba da cineteca. Increduli, nessuno dei compagni si avvicinava per abbracciarlo. Si dovette aspettare l'arrivo del portiere che, dopo aver attraversato tutto il campo, lo travolse con un impetuoso abbraccio. Probabilmente l’estremo difensore era l’unico ad aver scommesso 20 euro su rete segnata con gesto tecnico fuori dal comune. Arrivarono anche gli altri: non ebbero nessuna pietà di lui e lo sommersero di abbracci. Risultato sbloccato e vittoria quasi certa, considerato che mancavano soli cinque minuti al fischio finale. Con ancora negli occhi le immagini dell'eurogoal del libero, terminò di fatto l'incontro.

Fra risatine malcelate e sentimento di incredulità, i giocatori si avviavano negli spogliatoi. La maggior parte della squadra aveva già terminato di fare la doccia e lasciato lo spogliatoio, quando gli organizzatori dell'esperimento, più che altro gli sfortunati scommettitori, circondarono l’eroe di giornata per sottoporlo al prevedibile interrogatorio.

Molto candidamente ammise di essere uscito a cena fuori con la sua bella ma che, allo scoccare della mezzanotte, la bella Cenerentola di Montevarchi si era volatilizzata verso casa in seguito ad un dilaniante mal di testa. Cominciarono a tirargli di tutto, dalla bottiglie di plastica vuote, a dire il vero qualcuna anche piena, ai calzini sporchi e sudati. Il poveraccio si alzò in piedi pregando di ascoltarlo: l'esperimento non solo era da considerarsi regolare, ma era anche riuscito. Una volta che la sua Cenerentola se n'era andata a casa, lui ebbe la brillante e coraggiosa idea di portare a termine la missione da solo. Era passato dal distributore di videocassette saccheggiando letteralmente la sezione per adulti.

Una volta a casa, aveva preparato con cura il terreno di gioco e smesso i panni inutili. Una volta accesa la tv ed aperte le marcature, l’esito dell’incontro fu subito a suo favore. Alla fine dei calli, il risultato fu una schiacciante vittoria con un perentorio cinque uno, ottenuta in meno di due ore di gioco! Stanco, ma soddisfatto, si era addormentato intorno alle due e mezza. Le prove, in questo caso le videocassette, erano in borsa con tanto di ricevuta dell'avvenuto prelievo dei film. Adesso anche i più scettici potevano mettersi l'animo in pace e riconobbero l’efficacia della sua preparazione.

Inutile dire che quelle pellicole non fecero mai ritorno alla videoteca di origine e che, nei turni di campionato a seguire, capivamo in quale videoregistratore si fossero fermate leggendo il tabellino dei marcatori. Non so se ormai fosse divenuta una tradizione o una sorta di rito scaramantico, ma dopo tutti i gran goal segnati in quella stagione, alla visita medico sportiva dell’anno successivo si registrò uno strano fenomeno di abbassamento di vista collettivo!




Nessun commento:

Posta un commento